Che forma ha l’amore?

Caro fratello,

ora ti racconto di quando ho avuto paura e di come, guardandoti negli occhi ho, smesso di farlo…

Sì, perchè tu e io ci siamo solo guardati.

Mi hai stretto la mano e mi hai detto: “Mi sei simpatica, mi fido di te… voglio raccontarti la mia storia”. E così, come un fiume in piena, hai iniziato a parlare, a raccontare, a ricordare…così … Hai esordito dicendo: “Sono partito ad ottobre, l’11 … è stato allora che ho salutato la mia famiglia! La fragilità che in questi giorni mi accompagna rendendomi tanto fragile questa sera l’ho messa da parte, perchè non aveva senso, o forse si. Ti racconto di come ho avuto paura, perchè quelle nostre mani che si sono intrecciate, so che presto si scioglieranno… ho paura perchè tutte le cose belle finiscono, anche se dopo quest’avventura non ci credo più molto a questa frase. Ho paura per ognuno di voi e prego ogni giorno perchè possiate avere un futuro degno di essere chiamato tale, perchè possiate trovare quella pace e serenità che ogni giorno chiedete, prego perchè possiate trovare tante brave persone sul vostro cammino. Poi però vi guardo. Guardo i vostri occhi, i vostri sorrisi, ascolto le vostre voci e smetto di avere paura…cari fratelli se mettiamo insieme le varie parti dei nostri cuori, alcuni più forti, altri più deboli… riusciremo a formarne uno solo… un grande cuore a forma di Africa, a forma di Amore … che poi l’Amore che forma ha? ha la forma di ognuno di NOI… noi che ormai siamo la stessa persona! Buona vita fratelli miei!”

 

Un cuore d’amore a forma di AFRICA

Quest’oggi vogliamo raccontarvi, tramite la testimonianza di una giovane ragazza dell’OPS – Osservatorio Permanente Salinella, Ylenia, l’emergenza profughi che, da circa un mese, vede coinvolti i volontari dei vari gruppi/associazioni parrocchiali in un’esperienza unica, fatta con amore, aiutando il prossimo in difficoltà.

 

Ciao a tutti… vorrei condividere con voi l’esperienza che io insieme ad altri ragazzi stiamo facendo da qui a un mese… un mese,un lungo mese…precisamente da quando sono iniziati gli sbarchi dei profughi al porto di Taranto…abbiamo iniziato a fare servizio come volontari alla palestra Ricciardi, proprio nei primissimi giorni di emergenza, situazione non molto semplice… famiglie intere,bambini, donne,uomini, anziani… tutti messi in una palestra, uno sopra l’altro, però TUTTI grati al Signore per il dono della vita, per il fatto di essere arrivati sani e salvi!!! Poi una sera Serena, una delle mie “compagne di viaggio”  mi chiama e mi dice: “Yle io vado al baby club (altra struttura adibita allo smistamento degli immigrati), che fai vieni anche tu?” io e l’inglese non eravamo molto amici, l’idea di avvicinarmi a dei ragazzi senza genitori, soli in una città che non conoscevano,mi destabilizzava… però mi sono buttata!!! Mi è bastato incrociare i loro sguardi, provare a conversare con loro aggiungendo ogni 3 parole: one moment( e correvo da Serena)… 24 lunghissimi giorni, tutti i giorni … non poteva finire la mia giornata senza incrociare il loro sguardo, senza poter ascoltare il suono della loro voce, senza poter giocare, ridere, scherzare e trascorrere del tempo con loro… tutti pensano “vado a dare una mano, vado a dare amore, vado a… NO loro mi hanno aiutato,loro mi stanno dando amore… ” Ho trovato dei fratelli,ho aperto loro le porte della mia casa, ho detto loro che sono parte della mia famiglia… si FAMIGLIA perchè non importa il colore della pelle,la religione, la lingua … si è fratelli quando si ha il cuore simile…mi dice sempre uno dei miei amici: forse il mio Dio e il tuo Dio volevano che ci incontrassimo.E poi: pregherò affinchè tu possa stare sempre bene, e possa stare con noi… poi le prime partenze,i primi distacchi … fino a domenica dove sono partiti 22 ragazzi… e allora ho capito che il mio cuore di ghiaccio si era sciolto del tutto(o quasi,non esageriamo adesso)…le lacrime, gli abbracci improvvisi… un tonfo al cuore… abbiamo pensato,buon viaggio fratelli ci rivedremo presto… 12 ore dopo la prima chiamata, uno dei più piccoli: “one moment curnù it’s ok …” allora ho capito che le cose non accadono per caso, che tutto questo non è solo un caso… certi incontri non possono passare inosservati, quante cose trovi mentre stai cercando altro … ci sentiamo con loro tutti i giorni, andremo presto a trovarli… e avevamo paura che questo amore non saremmo più riusciti a donarlo dopo quella partenza… e invece no !!! una parte del nostro cuore è partita con loro, e lunedì è tornata con l’arrivo di altri fratelli… abbiamo insegnato loro volare, 10 ragazze per me, agaciuff… ormai il nostro è UN CUORE A FORMA DI AFRICA, CHE STRABORDA D’AMORE … ora amici la stessa domanda che è stata fatta a me vorrei farla a voi: io questa sera vado al baby club, che fai vieni anche tu? BUONA GIORNATA A TUTTI!!!

 

 

Europa, così lontana e così vicina

Ansia, emozione, forse anche un po’ di timore. Queste, alcune delle sensazioni che albergavano, nell’animo dei ragazzi dell’OPS a pochi minuti dall’inizio del forum “EUROPA, così lontana e così vicina”, primo grande evento tenutosi, lo scorso 22 aprile nel Centro Socio Sportivo Parrocchiale. Un’occasione nella quale abbiamo avuto l’onore di ospitare come relatori Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink Taranto, e Antonia Battaglia, attivista Peacelink.

Nato dal desiderio di alcuni giovani della Parrocchia di confrontarsi con la realtà europea, spesso avvertita lontana dal loro vivere quotidiano, il forum ha avuto inizio con una breve introduzione da parte di Ivan Conte e Francesco Settembre, entrambi membri dell’OPS, seguita dall’intervento di Alessandro Marescotti. Professore di storia all’istituto tecnico Righi, descrive le motivazioni che portarono alla nascita di Peacelink, associazione di volontariato dell’informazione che dal 1992 offre un’alternativa ai messaggi proposti dai grandi gruppi editoriali e televisivi. Mediante una stretta collaborazione con associazioni di volontariato, insegnanti, educatori ed operatori sociali, Peacelink è a difesa dei diritti umani, della libertà dei popoli oppressi, dell’ambiente, della liberta d’espressione, promuovendo la legalità e la pace nelle diverse realtà mondiali.

Ed è a questo punto che i riflettori si accendono sull’Europa, regina dell’evento. Forte della sua esperienza, Marescotti sottolinea come sia sufficiente viaggiare per l’Europa per rendersi conto delle  grandi divergenze, sotto molti aspetti, che creano il distacco abissale tra l’Italia e il resto dei paesi europei, senza contare la “nostra” Taranto. Eppure, noi italiani siamo tra i padri fondatori dell’Europa, che oggi  appare così vicina e così lontana.

Con alle spalle esperienze internazionali sotto la guida delle Nazioni Unite,  la dott.sa Antonia Battaglia è subentrata al prof. Marescotti, delineando i principali organi istituzionali e le origini storiche dell’Unione Europea, nata sulle rovine della II Guerra Mondiale col fine di promuovere la concordia tra gli stati del vecchio continente mediante la cooperazione economica. Nel 1958 nasce così la Comunità Economica Europea (CEE), trasformatasi nel 1993 nell’Unione Europea, che ha visto intensificarsi maggiormente la cooperazione economica tra sei paesi: Belgio, Germania, Francia, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi. Da allora, è stato creato un mercato unico, che continua a svilupparsi, per realizzare, appieno le sue potenzialità.

L’Europa funge quindi da cuscinetto tra gli stati per mantenere la pace, e da garante controllando che il principio di legalità venga rispettato ovunque al suo interno. E, qualora questo principio venga meno, come è avvenuto per l’acciaieria ILVA nella città di Taranto, l’Europa è chiamata ad intervenire mediante norme che i singoli stati sono obbligati ad osservare. Nonostante queste norme trovino rapida applicazioni in molti stati europei, in Italia sono soggetti a iter burocratici spesso lunghi e difficoltosi che ne impediscono la corretta attuazione; inoltre lo scarso interesse mostrato dai mezzi d’informazione nell’affrontare tematiche europee non fa altro che fomentare maggiormente il distacco tra i singoli cittadini e l’Europa; la scuola, non da meno, appare inadeguata e arretrata nel formare il cittadino del futuro, il cittadino europeo, malgrado la sovrabbondanza di norme europee. Il cittadino è lasciato solo nel compito di formarsi alla cosa pubblica. Viene meno, quindi, uno dei principi fondamentali del Trattato di Lisbona: la trasparenza e la democrazia.

Terminato il suo intervento, i partecipanti hanno rivolto alcune domande ai due ospiti, dando vita ad un vivace dibattito riguardante soprattutto il ruolo dell’Europa nella questione Ilva. In questo periodo di crisi delle istituzioni, l’Europa deve ritornare ad avere quella centralità e quell’importanza che merita. L’Europa deve diventare il punto di partenza e non il punto di arrivo.