Associazione Benefica Fulvio Occhinegro, una realtà tutta da scoprire

ABFO: UNA REALTÀ TUTTA DA SCOPRIRE, VANTO DEL QUARTIERE SALINELLA E DELLA CITTÀ TUTTA.

Di seguito potrete leggere l’intervista ad Andrea Occhinegro presidente dell’Associazione Benefica Fulvio Occhinegro, e al volontario Massimiliano Pagliara. Con poche risorse a loro disposizione ma armati di costanza, volontà e amore per il prossimo, questi, insieme ad altri giovani volontari, hanno dato vita ad un faro di carità nel quartiere Salinella.

1) ABFO Associazione Benefica Fulvio Occhinegro. Una delle realtà “belle” di Taranto. Nata nel 2005 e in prima linea per l’accoglienza dei più deboli e indifesi della città. Andrea, come è nata l’idea di occuparsi di questa realtà?

La nascita è legata ad un evento triste, la morte di mio padre, dopo la quale noi figli, insieme ad altri amici, fondammo quest’associazione dedicandola a lui. Partimmo da un evento luttuoso per trasformarlo in qualcosa di positivo, e la povertà è stato il nostro target. Fondamentalmente ci dedichiamo alla povertà del territorio. Se volessimo definire l’attività, quasi esclusiva dell’associazione, è quella dell’accoglienza e assistenza dei bisognosi, che siano famiglie, o persone senza fissa dimora, quelli sono i nostri campi principali. Ma non solo: quest’estate, per esempio, ci siamo dedicati anche all’aiuto ai migranti.

2) Com’è strutturata l’organizzazione sul territorio e quali sono i servizi offerti?

L’associazione possiede come unica sede operativa la ex scuola Archimede in via Lago di Montepulciano. L’organizzazione prevede l’accoglienza notturna di circa 50 persone senza fissa dimora, dalle ore 20.00 alle ore 8.00, a prescindere dall’accoglienza riservata agli extracomunitari. Abbiamo avuto periodi in cui il numero è calato, altri in cui è aumentato, ma ci attestiamo su queste medie. Parliamo dei senza fissa dimora abituali di Taranto, per i quali è prevista una cena,consistente in pasti provenienti dall’esterno attraverso una rete d’amicizia costituita da pizzerie e panifici, e in una colazione al mattino. Mentre altri servizi gratuiti come doccia, consegna di vestiario, assistenza sanitaria (alcune persone sono sprovviste anche del medico di famiglia),consulenze mediche e legali sono svolti dai volontari del centro di accoglienza notturna.

Poi ci sono servizi legati alle famiglie di Taranto, svolto attraverso la distribuzione di generi alimentari e tramite un consultorio con servizi psicologici, legali, e medici.

Non di meno offriamo anche occasioni di svago per i bambini, mediante una sala ludica, e occasioni per accrescere la propria formazione attraverso una nuova sala convegni recentemente sede di un corso di primo soccorso.

3) Massimiliano, cosa ti ha spinto a prendervi parte?

L’associazione l’ho conosciuta parecchia anni fa in maniera casuale, acquistando un paio di scarpe presso un negozio la cui titolare è una volontaria ABFO. Sia io che mia moglie siamo sempre stati portati per il sociale, pronti a dare, nel nostro piccolo, una mano alle persone che ne hanno bisogno. Ci siamo affacciati all’associazione ABFO e ci siamo accorti che realmente è un’associazione che si occupa di persone che hanno davvero bisogno. Col passare del tempo, con l’aiuto dei volontari -dico sempre che sono la nostra forza- e del presidente, abbiamo iniziato a seminare e grazie a Dio possiamo dire che oggi, grazie all’ABFO che per mia esperienza è un insieme di persone davvero disposte ad aiutare il prossimo, i primi risultati sul territorio iniziano a vedersi. E’ questo che mi spinge ancora oggi a far parte dell’associazione.

4) Andrea quali sono i fondi economici utilizzati dall’associazione?

E’ facile intuire che mantenere tutta questa “orchestra” non è semplice dal punto di vista economico, anche perchè siamo noi a provvedere alla manutenzione di eventuali guasti che,considerando una grandissima utenza, accadono giornalmente. Le fonti economiche della nostra associazione sono costituite dal 5×1000 con cui abbiamo 9000-10000 € l’anno, i quali nonostante siano una cifra importante non sono sufficienti a gestire tutto. Gli unici fondi pubblici provengono dal bando “Pronto Intervento Sociale” vinto dall’associazione qualche anno fa grazie al quale riusciamo a garantire alla città un intervento di natura sociale h24 ogni qualvolta i servizi civili del comune non sono disponibili (ad es. durante le festività, durante la notte, ecc…). Inoltre esiste una convenzione stipulata con la prefettura di Taranto, riguardante l’accoglienza degli extracomunitari, il cui termine è previsto entro il primo dicembre 2014 salvo proroghe. I fondi garantiti da tale convezione, i quali ufficialmente provengono da Roma, prevedono 27.50 €/giorno per ogni persona. Naturalmente solo una piccola quota di questa somma, pari a 2.50 €, viene percepita direttamente dagli extracomunitari, mentre il resto è desinato a tutte le cooperative e associazione, quali la caritas, aderenti alla convenzione e che devono garantire h24 tutta una serie di servizi. Ovviamente questi servizi offrono la possibilità di assumere delle persone ed è questo per me l’aspetto più importante. Difatti abbiamo potuto assumere 10-15 persone selezionate tra le famiglie povere che seguivamo, dando loro l’opportunità, per tre-quattro mesi, di ricevere un piccolo stipendio. Persone che fino al giorno prima non ricevevano nulla. Ecco come si è raggiunto un duplice scopo. Ma di fatto tutto questo è realizzato senza fondi pubblici (la convenzione con la prefettura riguarda solo l’accoglienza degli extracomunitari e non il centro di accoglienza notturno o l’assistenza alle famiglie, attività completamente gratuite). Lo dico perchè è un dato di fatto. E’ stata anche una nostra scelta quella di non ricevere fondi pubblici nonostante a livello comunale abbiano pensato che sarebbe stato giusto fornire dei contributi. Infatti facendolo gratis abbiamo la possibilità di dimostra che lo facciamo perchè lo vogliamo fare. Se ci fossero stati finanziamenti avremmo rischiato che tante altre associazione, non mosse dagli stessi fini, si sarebbero catapultate pur avere accesso a questo denaro. Basta girare su internet per farsi un’idea dei costi dei centri di accoglienza notturni come il nostro. Arrivano a costare mediamente intorno ai 500000-600000 €/anno, soldi che la città sta risparmiando.

5) Quest’estate vi ha visti protagonisti nell’emergenza immigrazione. Insieme a centinaia di volontari avete accolto queste famiglie e questi ragazzi. Come è stata strutturata l’assistenza?

Rispetto a tutte le altre strutture, come la Ricciardi o l’ex mercato del rione Tamburi, eravamo già organizzati, ed è stato un po’ più facile. Avendo dato alla Prefettura la disponibilità all’accoglienza anche di donne incinte e bambini piccoli, non abbiamo puntato sui grandi numeri, ma abbiamo cercato di garantire un certo livello di qualità, arrivandone ad ospitare 20-35 persone a differenza del grande numero di persone ospitate in altri luoghi. Senza dubbio la gestione di un così piccolo numero è stato anche più facile rispetto a tutti gli altri centri, ma non sono mancate le difficoltà avendo anche bambini di pochi mesi, nati durante il viaggio.

6) Quali altri difficoltà ci sono state?

Le donne incinte per esempio, alcune delle quali richiedevano di esser seguite attentamente dal punto di vista sanitario, con visite periodiche in ospedale, senza contare le donne che avevano minacce di aborto. Insomma, portare le gravidanze a termine non è stato semplice. In particolare ricordo il caso di una ragazza che ha partorito all’ospedale di Taranto, ma che per circa un mese è stata ospite di una nostra volontaria. Notizia che peraltro ha avuto anche risalto nazionale.

Nessuna difficoltà, invece, a collaborare con le autorità cittadine. Tranne per primi giorni in cui è scattata l’emergenza, il comune ha fornito la massima disponibilità, nonostante avessimo nostri medici e ci fossimo organizzati anche per il cibo.

7) Massimiliano, come valuteresti la risposta da parte degli abitanti del quartiere?

Molto positiva da tutti i punti di vista. Personalmente non me l’aspettavo. Le donne del quartiere che son venute per interessarsi di tutto ciò che era necessario, dal cibo all’abbigliamento, fino a prestarsi per svolgere attività varie. E col passare del tempo, c’è stata una risposta anche dei mariti venuti per chiedere se potevano essere d’aiuto all’interno della struttura e che tuttora proseguono a fornire beni presentandosi periodicamente nella struttura.

8) E la risposta da parte della Parrocchia?

Dalla parte del parroco don Pinuccio e della parrocchia Santa Famiglia c’è stata immediatamente la più completa disponibilità, soprattutto per quanto riguarda l’impianto sportivo messo a disposizione tutti i giorni per svolgere attività fisica, cosa molto gradita ai ragazzi, senza contare la disponibilità ai momenti di preghiera in struttura e la donazione di capi d’abbigliamento da parte dei parrocchiani. Importantissimi anche gli efficaci avvisi letti al termine delle messe, grazie ai quali la gente si recava a portare assistenza.

9) Andrea quali sono i progetti futuri dell’associazione?

Il nostro obiettivo sarà quello di ristrutturare meglio la sede con l’aggiunta anche di un ambulatorio medico di base entro Natale. Quando siamo entrati nel gennaio 2013, abbiamo trovato questa struttura comunale utilizzata dalla provincia come scuola, in condizione pessime: maniglie e serrature del tutto assenti, bagni che non esistevano. Il comune aiuta in minima parte intervenendo qualche volta nei lavori riguardanti il riscaldamento o l’impianto idraulico.

Inoltre vorremmo coinvolgere la parrocchia Santa Famiglia nelle attività svolte nel nostro consultorio. Se dovessero arrivare fondi europei per ristrutturare la struttura ben venga. Ma per adesso andiamo avanti così.

10) Andrea, secondo te è sostenibile questo tipo di accoglienza dedicata alle migliaia di extracomunitari diretti verso il nostro Paese?

Ti rispondo contro corrente: No, per quanto mi riguarda, il governo italiano ha fatto una serie di errori a mio avviso grossolani. A partire dalla scelta di Taranto, una città che ha già una crisi grandissima, come luogo in cui inviare migliaia di persone. Certo moltissime sono poi partite, però di fatto il governo italiano dovrebbe ricordarsi di Taranto per i problemi che ha, non solo perchè la considera strategica per il discorso industriale e per l’accoglienza degli immigrati. Ripeto, noi abbiamo dimostrato di aiutare e di voler aiutare in futuro gli immigrati poichè obiettivamente se sono persone bisognose noi siamo nati per aiutarli e li aiuteremo per tutta la vita. Però, che il governo italiano decida di riservare solo a due-tre città in Italia il compito di affrontare questa emergenza non è né corretto né giustificabile. Il problema è troppo grande per essere affrontato solo da pochissime città italiane. A mio parere, la soluzione ideale consisterebbe in un impegno da parte di tutte le città italiane, o come auspico il governo dovrebbe imporsi a livello europeo. Siccome no ha una forza tale da imporsi a livello europeo, l’Europa scarica l’Italia e quest’ultima fa queste scelte a mio avviso sbagliate . Purtroppo non credo di poter cambiare idea su questo fronte . Un conto è l’amore che noi abbiamo dimostrato non solo come associazione ma come città di Taranto, di cui dobbiamo essere orgogliosi.

11) Quale sarà il futuro delle persone ospitate nel dormitorio?

Lì ci sono problemi riguardo il loro inserimento sociale. Prima di ottenere la struttura del dormitorio seguivamo i senza fissa dimora per strada e onestamente i risultati erano estremamente ridotti (1 su 100 veniva reinserito). Fortunatamente ora la percentuale è in aumento. Grazie alla sede abbiamo seguito queste persone in una maniera più attenta e vicina rispetto al passato osservando diversi casi di persone che, prive di tutto e residenti presso la nostra struttura, si sono reinserite nella società mediante alcuni lavoretti. Tutto questo grazie all’aiuto degli amici, dei volontari e del presidente. Molte donne, ad esempio, assunte come badanti hanno avuto la possibilità di lasciare il dormitorio e trasferirsi in un piccolo appartamento in affitto. Oppure tanti ragazzi che si sono inseriti in un contesto lavorativo, come piccole ditte edili o aziende di pulizie, potendosi anche loro permettere dei piccolo appartamenti in affitto. Fra l’altro, molti di loro avevano dei diritti di cui ignoravano l’esistenza. Alcune persone avevano maturato la pensione, ma non ne erano a conoscenza ed erano costretti a vivere per strada da due o tre anni. Nel momento che le seguiamo tutti i gironi, l’aiuto non si limita al letto e a un pasto caldo. Questi sì sono aiuti importanti, ma rappresentano solo l’inizio. Standoli vicino si conoscono le loro storie e si fa di tutto per aiutarli.

12) Di cosa ha bisogno l’associazione in questo momento?

I generi alimentari a lunga conservazione sono sempre ben accetti. Purtroppo non diremo mai che è sufficiente quel che abbiamo.

San Giuseppe alla Salinella: anno nuovo, vita nuova

Anno nuovo, vita nuova, recita la saggezza popolare. Saggezza che quest’anno sembra non aver accompagnato alcuni dei residenti del quartiere Salinella, disposti a violare perfino la legge, depredando il pattinodromo del quartiere delle proprie travi di legno, pur di realizzare i classici falò, maestose cataste di qualsivoglia oggetto combustibile, tra cui materassi e mobili.

Uno slogan, anno nuovo, vita nuova, che invece sintetizza al meglio la febbrile attività della parrocchia Santa Famiglia sotto la guida del parroco don Giuseppe Cagnazzo e del viceparroco don Francesco Santoro, organizzatori, assieme alla comunità, della 1° Festa di San Giuseppe alla Salinella. “Nel rione, la ricorrenza del Santo era accompagnata esclusivamente da spontanei festeggiamenti, musiche, gazebi con bibite, accensione dei falò, il tutto privo di qualsiasi riferimento religioso – dice il parroco – Così, anche su richiesta dei fedeli, abbiamo deciso di dare un vivace tocco di solennità con la preparazione di un “contro-altare”. D’altronde, la vera festa è dove si prega, dove sta il Santo, padre e guida della Santa Famiglia, alla quale la nostra stessa parrocchia è intitolata”.

Precedute da una novena in onore del santo, le celebrazioni hanno avuto inizio con la benedizione del pane, seguita dalla supplica e dalla solenne Messa, al termine della quale si è svolta la processione con la statua di San Giuseppe, gentilmente concessa dalla confraternita del SS Sacramento-Rosario di Monteiasi, e da quest’ultima condotta per le vie del quartiere, assieme all’aiuto della comunità e delle forze dell’ordine nelle vesti dei Carabinieri. Il tutto sotto le note della banda musicale cittadina “Santa Cecilia”. Conclusione all’insegna della festa con la degustazione di alcuni piatti tipici tarantini della tradizione di San Giuseppe, quali pasta riccia con le cozze e pasta riccia con i ceci, preparati dalle parrocchiane con l’aiuto del gruppo Scout A.G.E.S.C.I. e del gruppo Giovani di Azione Cattolica.

Grande partecipazione, quindi, da parte dei residenti del quartiere, a sostegno di una Parrocchia sempre più impegnata nel territorio, per condividere questo momento di gioia, tra fede, antiche tradizioni, e…antichi sapori!